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Il relitto dell’autogiro sperimentale I-SART del Comandante Ferruccio Vignoli conservato dalla Sezione di Torino del Gruppo Amici Velivoli Storici (1994). Il mezzo è una libera interpretazione del Bensen B-7M realizzata, negli anni ’60 del secolo scorso, da un gruppo di piloti e tecnici guidato dal Comandante Ferruccio Vignoli, allora Direttore della Scuola Volo Motore dell’Aero Club Torino. Parteciparono all’iniziativa, con crescente entusiasmo, i soci Buniva, Carnieri, Corino, Perino (ben presto deceduto in un incidente aereo), Pesce, Vallivero e Vernetti. Nel 1962, essi fondarono la STAR - Sezione Torinese Ala Rotante dell’Aero Club Torino. Il Politecnico di Torino contribuì con la costruzione delle pale in legno del rotore, probabilmente nel laboratorio del CVT (Centro Volo a Vela Politecnico di Torino), dove in quegli anni era in corso lo sviluppo della serie di innovativi alianti dei fratelli Morelli. L’autogiro fuoriserie del Comandante Vignoli, la cui costruzione comportò la spesa di 700.000 lire, ebbe una vita breve ma intensa. Presumibilmente già nel 1963, ancora senza motore, il mezzo si cimentò in alcuni voli al traino di un automobile, per provare la funzionalità del rotore. Dopo l’installazione del gruppo motopropulsore, un quattro cilindri a due tempi McCulloch O-100-1 da 74 hp, l’autogiro effettuò qualche prudente balzo con finte marche “I-STAR” ma in seguito, per un motivo non noto, assunse l'identità altrettanto fittizia di “I-SART”. Le marche dell’autogiro di Vignoli, così come quelle del successivo Bensen di Agostino Murchio (I-FRUI), non erano ufficiali perché, in Italia, le costruzioni amatoriali non erano ancora regolamentate dall’autorità tecnico-aeronautica (l’allora RAI – Registro Aeronautico Italiano) e pertanto il velivolo risultava illegale o quantomeno “non previsto”. Vignoli ed i suoi amici tentarono attivamente ma inutilmente di ottenere dal RAI, per il frutto del loro ingegno, la prima omologazione “sperimentale” mai rilasciata in Italia. All’epoca, tuttavia, la burocrazia aeronautica guardava con occhio assai scettico alle iniziative aviatorie “dal basso”. Purtroppo, dopo ripetuti cambi di assetto del motore ed altrettanti brevi voli di prova, nei quali fu raggiunta la velocità di circa 90 km/h, durante un rullaggio il rotore tranciò l’imponente timone dell’autogiro. A questo punto, esso fu prudenzialmente accantonato come cimelio per la posterità. Circa trentanni dopo, il 4 agosto 1994, il Comandante Vignoli donò il relitto incompleto dell'I-SART al GAVS Torino che, in presenza di uno sponsor adeguato, intende ultimarne il restauro statico. Per ora, il motore McCulloch è in corso di meticolosa ricostruzione funzionale e l’elica (mancante) è stata costruita ex novo. (Aeromedia/GAVS Torino)
The relic of experimental homebuilt autogyro I-SART of Commander Ferruccio Vignoli, preserved by the Turin Chapter of Gruppo Amici Velivoli Storici. The aircraft is a free interpretation of a Bensen B-7M and was built, in the early 1960’s, by a group of enthusiast pilots and technicians headed by Commander Ferruccio Vignoli, at that time Director of the Turin Aero Club Powered Flight School. Members Buniva, Carnieri, Corino, Perino (who later crashed with his plane), Pesce, Vallivero and Vernetti took part, with increasing enthusiasm, in the amateur initiative. In 1962, they founded the "STAR - Sezione Torinese Ala Rotante dell’Aero Club Torino” (Turin Rotary Wing Section) as a framework for their programme. The Turin’s Polytechnic helped manufacturing the wooden rotor blades, probably in the workshop of the CVT (Centro Volo a Vela Politecnico di Torino), the cradle of several innovative sailplanes designed by the Morelli brothers. Vignoli’s specially built autogyro, which had a total cost of just 700,000 Italian Liras, had a short but eventful life. As early as 1963, the still unpowered machine, towed by a car, underwent some flight stability tests. After the installation of a 74 hp McCulloch O-100-1 “target drone” four-cylinder two-stroke engine, the autogyro made her first powered test hops fictitiously identified as I-STAR. For some unknow reason, this was soon replaced with the equally ficticious “I-SART” marks. Both these registration marks were “unofficial” since in Italy, at that time, experimental homebuilt aircraft were not contemplated by the RAI (the National Aviation Certification Authority), and consequently they were technically “illegal”. Vignoli and his team tried hard to secure the very first experimental aircraft certification in Italy for their brainchild, but the RAI was still very sceptical about such attempts in the field of popular aviation. Unfortunately, after a number of engine position changes and several encouraging flights which reached a top speed of 90 km/h, the rotor cut through the imposing fin of the gyroplane during a ground run. It was then prudentially put in storage, becoming a relic for posterity. Some 30 years later, on August 4, 1994, Commander Vignoli donated the incomplete remains of I-SART to the Turin Chapter of GAVS (the historical aircraft restoration group). This non-profit association, assuming it finds a sponsor, will proceed to complete the static restoration of this historic aircraft. At the moment, the McCulloch engine is undergoing functional restoration and the missing propeller has been rebuilt from scratch. (Aeromedia/GAVS Torino)