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Simulacro ingegneristico del weapon dispenser aria-terra CASMU Skyshark esposto, per la prima volta, al salone Farnborough International 1986. Lo Skyshark fu sviluppato, a partire dal 1983, dal CASMU (Consorzio Armamenti Spendibili Multi Uso) formato da Aeritalia, responsabile della piattaforma e dell’integrazione complessiva, e dalla SNIA BPD che forniva i moduli delle submunizioni o la carica unitaria. Lo Skyshark, tipica arma “stand-off”, era previsto nella versione planante a corto raggio, propulsa da un razzo (raggio 6-12 km) o con turbogetto (raggio fino a 25 km). Dopo il lancio, ben lontano dal bersaglio, lo Skyshark avrebbe dovuto seguire un tragitto preordinato fino all’apertura del vano di carico ed al rilascio delle submunizioni. I progettisti del “gruppo Piripicchio” (come veniva allora chiamato l’ufficio skunk-works dell’Aeritalia) evitò la complicazione delle ali ripiegabili ed affidò il sostentamento dello Skyshark alla sua forma “portante”. La struttura era basata su un dorso rinforzato (con i punti d’attacco) che univa il muso e la coda ed un vano centrale nel quale era installato il modulo del carico bellico. Questo poteva variare, fino ad un massimo di 900 kg, portando la massa totale dello Skyshark a oltre 1.500 kg, con velocità massima di Mach 0.8. Dal 1988, al largo del poligono interforze di Salto di Quirra, si svolsero alcuni sganci di prova da un bombardiere Tornado dell’Aeronautica Militare. Tuttavia l’interesse di varie forze aeree non si materializzò in ordini, neanche per l’ipotizzata versione con profilo stealth, finché il progetto venne abbandonato all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso. (Aeromedia)
Engineering mock-up of the CASMU Skyshark air-launched weapon dispenser on display for the first time at the 1988 Farnborough International Air Show. Design studies for Skyshark were begun in 1983 by CASMU (Consorzio Armamenti Spendibili Multi Uso), a joint-venture formed by Aeritalia, responsible for the platform and overall intergration, and SNIA BPD, who provided the armament modules with submunitions or unitary warheads. Skyshark was proposed in three stand-off versions: gliding/short-range, rocket-powered (6-12 km range) and turbojet-powered with 25 km maximum range. After release from the carrier aircraft, suitably far away from well-defended targets, Skyshark would follow a prearranged attack pattern, then open the weapon bay just before the lateral release of the submunitions. The “Piripicchio Team” (Aeritalia’s “skunk-works” design group in that time) avoided the complication of folding wings and obtained the necessary lift by designing Skyshark as a lifting-body. The structure was based on a “hardback” (with the hard-points) connecting nose and tail assemblies, and a central compartment where the non-load-bearing armament modules were installed. Various types of payloads were envisaged, some as heavy as 900 kg, thus giving the Skyshark a total mass of more than 1500 kg. Its maximum design speed was Mach 0.8. From 1988, a series of test flights were carried out off the coast of Sardinia, at the Salto di Quirra range, using an Italian Air Force Tornado as the carrier aircraft. Despite the interest of various air forces, orders did not materialize. Even a proposed stealth-profile variant fared no better. Further development ceased in the mid 1990’s. (Aeromedia)