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Un Eurofighter da museo

Il 15 marzo 2007, il Flugwerft Schleissheim, dal 1992 succursale aeronautica del Deutsches Museum nei pressi di Monaco di Baviera, ha arricchito la propria esposizione con un cimelio invero eccezionale. Si tratta del primo prototipo del caccia Eurofighter EF 2000, assemblato nello stabilimento di Manching da quella che, all’epoca, era la MBB (Messerschmitt-Bolköw-Blohm).
Sembra un paradosso, per il più moderno caccia europeo, ma sono passati quasi vent’anni esatti dalla creazione della Eurofighter GmbH (26 giugno 1986), per la realizzazione dell’EFA (European Fighter Aircraft). Nel 1983 gli Stati Maggiori di Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna avevano delineato le specifiche di massima di un velivolo da superiorità aerea da opporre ai Mig-29 e Sukhoi Su-27 del Blocco Orientale. Nel 1985, al termine dello studio di fattibilità, la Francia si ritirò dall’iniziativa, preferendo sviluppare autonomamente il proprio Dassault Rafale.
Nel 1986 venne formato il consorzio industriale Eurofighter, con MBB (33%), Aeritalia (21%), British Aerospace (33%) e CASA (13%), e sede a Monaco, nella storica sede di Arabella Strasse, dove già risiedeva la Panavia. Al crollo del Muro di Berlino, l’EFA si trovava in fase di avanzata progettazione. Cambiando lo scenario ed i requisiti operativi, il programma entrò in una fase di profondo ripensamento, se non di crisi. Riuscì tuttavia a sopravvivere, sebbene con finanziamenti ridotti e tempistiche meno stringenti. Alla missione originale si aggiungeva la capacità di attacco al suolo, ed il cambio della sigla di progetto, da EFA ad EF 2000, sanciva questa svolta. Il controverso nome Typhoon venne poi proposto – nel 1998 - dal parner britannico, ed accettato dagli altri solo per la versione export. Nel 2004, la Royal Air Force decise – per conto suo - di adottare il nome Typhoon per i propri Eurofighter.
L’EF 2000 DA1 98+29 oggi esposto al Flugwerft Schleissheim, primo dei sette Development Aircraft previsti dal programma, volò per la prima volta a Manching il 27 marzo 1994, spinto da turbogetti Turbo Union RB199, quelli del Tornado, in quanto l’EJ200 non era ancora disponibile. Nella sua carriera sperimentale, il DA1 ha totalizzato circa 500 ore di volo in 577 uscite, l’ultima delle quali è avvenuta il 21 dicembre 2005.
Il Flugwerft Schleissheim è situato ai margini dell’aeroporto di Oberschleissheim, aperto nel 1912 come base dei Corpi Aerei del Regno di Baviera. Nel secondo dopoguerra, fu a lungo sede di reparti dell’U.S. Army Aviation. Oggi è utilizzato da un piccolo aero club e come base di un reparto di elicotteri della Guardia di Frontiera Federale. I locali del museo sono un misto di edifici d’epoca e modernissimi padiglioni. Purtroppo l’insieme risulta già inadeguato per il centinaio di rari cimeli esposti, alcuni dei quali di grandi dimensioni, come il raro idrovolante trimotore Dornier Do 24T-3 ed il secondo prototipo dell’aereo da trasporto militare VTOL Dornier Do 31E-3, fermatosi alla fase sperimentale. Velivoli unici, almeno in Europa, sono il caccia indiano Hindustan HF-24 Marut 1 ed il prototipo del caccia leggero Hispano HA-300, progettati rispettivamente da Kurt Tank e Willy Messerschmitt negli anni 50, il cacciabombardiere VTOL sperimentale VFW VAK 191 B ed il più recente EADS/Boeing X-31, dimostratore della tecnologia vectored thrust.
Nel padiglione dedicato ai restauri, prosegue da anni la meticolosa attività di ripristino di un bimotore CASA 2.111B, la versione spagnola del bombardiere Heinkel He 111, rimotorizzata con Rolls-Royce Merlin dopo la seconda guerra mondiale. Il restauro di questo velivolo appare persino troppo approfondito per puntare soltanto all’esposizione statica del cimelio.

Nella foto: L’Eurofighter EF 2000 DA1 98+29 in mostra al Flugwerft Schleissheim di Monaco, nel 2007. (Aeromedia)

(Aeromedia, aprile 2007)